I dati sulla diffusione del Covid-19 sono liberamente forniti dalla Protezione Civile ed analizzabili con qualunque foglio di calcolo, per tale ragione risulta singolare che la discussione su questi dati verta generalmente soltanto su due parametri: contagi e decessi. Senza nulla togliere alla rilevanza di questi dati, utilizzati però al fine di stimolare la reazione emotiva al problema, si occultano i veri parametri che rendono conto della situazione sanitaria: casi attivi, ricoveri e terapie intensive. Per casi attivi s’intende il saldo tra contagiati e guariti, i.e., quelli realmente a carico del sistema sanitario, mentre gli altri due parametri indicano il carico sul sistema ospedaliero.
L’andamento del primo dato, il numero dei casi attivi, presenta una notevole differenza che dipende dalla differente politica di osservazione: se nel corso della prima ondata venivano valutati solo i casi con sintomi, mentre a partire dal 25.VI.2020 sono presenti i dati dovuti all’inizio dell’attività di tracciatura relativa a persone che hanno avuto contatti con dei contagiati. Questo ha portato ad un incremento dei test che consente l’osservazione di un dato significativo calcolando il rapporto tra ricoveri e casi attivi, e tra terapie intensive e casi attivi. Se si può osservare che, durante la prima ondata, l’andamento dei ricoveri e delle terapie intensive era essenzialmente scorrelato dal numero dei contagi i.e., un aumento dei contagiati non corrispondeva ad un aumento proporzionale delle terapie intensive, durante la seconda fase l’andamento dei rapporti è ragionevolmente approssimabile ad una retta. Questo implica che, in questa fase, le curve hanno sostanzialmente lo stesso andamento, e che un aumento dei contagi corrisponda a dei rapporti approssimativamente precisi tra casi attivi e ricoveri, e casi attivi e terapie intensive i.e., 1:0,55 e 1:0,05. In altri termini un saldo di 1000 contagiati corrisponde approssimativamente a 940 casi attivi in isolamento domiciliare, 55 ricoverati e 5 terapie intensive.
Il rischio, leggendo il solo rapporto, è di concludere che la pericolosità di questa seconda ondata sia bassa, dimenticando che l’effetto di scala ha fatto si che l’andamento dei contagi in questa fase ha comportato un saldo di più di 700 terapie intensive tra il 28.X.2020 ed il 3.XI.2020, e che tale incremento tenda a rimanere stabile comportando un’aumento costante del carico sul sistema ospedaliero. La mancanza di un’analisi avalutativa dei numeri è alla base delle attuale correnti di pensiero, tutte classificate con il nome improprio di “negazionisti”, che sostengono che le attuali politiche di contenimento dei contagi siano sproporzionate rispetto alla reale pericolosità. Il loro contraltare, l’elite liberal(e), fa emozionalmente leva sul numero di contagi e dei morti per giustificare l’utilizzo della quarantena.
Entrambe le posizioni sono spiegabili alla luce della logica da homo oeconomicus che ha permeato tutte le componenti di una società neoliberale com’è la nostra. Partendo dal presupposto che una crisi del sistema sanitario si riverbera sul sistema economico, non foss’altro perché la salute è precondizione dell’attività umana, si pone il problema di chi si deve fare carico dei costi associati. La necessità del contenimento del contagio è dovuta al rischio di paralisi di un sistema ospedaliero che non ha le capacità di reggere un simile carico dopo che, per anni, è stato visto come un costo per lo Stato e, di conseguenza, ridimensionato. Il dato che la quarantena è applicata, con alcune varianti, in buona parte d’Europa è sintomatico che i governi hanno scommesso sull’assenza di una seconda ondata per evitare di aumentare le spese sanitarie aumentando la capacità ospedaliera. Gli effetti economici della quarantena come strumento di gestione sanitaria si riversano essenzialmente sul piccolo commercio e sulle attività lavorative che non possono essere svolte in regime di lavoro agile, ovvero gli strati più deboli della società.
Le due parti in causa stanno, di conseguenza, perseguendo il proprio interesse prima di quello comune. I negazionisti utilizzano un’analisi parziale dei dati per definire inutile una quarantena di cui pagano i danni economici, mentre i liberal(i) fanno altrettanto al fine di giustificare un provvedimento che ha l’effetto di mantenere bassi i costi del sistema sanitario. Ognuna delle due parti utilizza i dati per evitare di mettere in campo la questione economica in un ottica comunitaria i.e., di distribuzione dei costi. La battaglia metapolitica non è sulla pericolosità del Covid-19, ma sulla classificazione del sistema sanitario come costo in quanto la Salute non è un bene ma un valore. Il pericolo che stiamo affrontando è che la coesione comunitaria è attualmente minata dal distanziamento sociale e dai relativi costi economici in carico alle fasce più deboli.
Riferimenti
Dati COVID-19 Italia – Protezione Civile – https://github.com/pcm-dpc/COVID-19