Il linguaggio inclusivo sbarca sulle nuvole parlanti. Il prossimo albo del fumetto “L’Alta Repubblica. Star Wars.” Vol. 2, edito da Panini Comics, sarà all’insegna del linguaggio non discriminatorio nei confronti di chi non si identifica nel genere maschile e femminile. In particolare, «compariranno due jedi non binary, Terec e Ceret» e «verrà utilizzato lo schwa (ə), un simbolo dell’Alfabeto Fonetico Internazionale dal suono neutro, e perciò perfetto sostituto, ad esempio, degli asterischi»1. La serie in questione è parte della diramazione fumettistica dell’universo cinematografico di Guerre Stellari, ed infatti è prodotto dalla Marvel che è parte del gruppo Disney proprietario dei diritti della saga. Questa mossa è l’ennesimo passo di un percorso, ormai ultradecennale, di progressivo utilizzo del linguaggio inclusivo da parte del fumetto statunitense.
Il mondo del fumetto non è nuovo alle contaminazioni e alle tendenze della società contemporanea, agli orientamenti dei disegnatori, sceneggiatori, copertinisti, del pubblico di riferimento o di quello che si vorrebbe raggiungere. Però siamo ben lontani dai territori esplorati dal fumetto italiano con “Partita con la morte” e da “Finché morte non vi separi”, albo n.66 e albo n.121 di Dylan Dog, la punta di diamante di Bonelli Editore2. Per non parlare dell’ironico e dissacrante Alan Ford, del duo delle meraviglie Max Bunker e Magnus, testi e disegni indimenticabili, all’insegna dello sgangherato quanto variegato “Gruppo T.N.T”: un gruppo di agenti segreti che pare più l’armata Brancaleone del celebre film di Monicelli ma con tutte le sfaccettature della personalità degli italiani. Senz’altro continuano ad essere delle uscite fumettistiche degne di nota, alternate però da veri e propri insuccessi.
I primi albi di Dampyr, sempre di Bonelli Editore, erano accattivanti come lo erano quelli di Martin Mystère. Cosa molto diversa dai numeri a seguire, intrisi di una banalità “politicamente corretta” e di tutto il corollario che ne consegue: il pieno rispetto di una identità politica unilaterale, di un certo senso del Sacro floreale, dell’indigenismo a profusione, del funambolismo naïf per nulla sociale a “sostegno” del «Terzo settore», dei gusti sessuali da esibire come un trofeo, nonostante siano delle inclinazioni del tutto personali. Naturalmente, come spesso accade, nel rispetto di qualsiasi minoranza che non rappresenti la maggioranza della popolazione, per cui, anche dei lettori. Ma i tic della gauche caviar, quelli del socioliberalismo e di un certo conservatorismo liberale hanno già invaso le nuvole parlanti. Dicendolo con Serge Latouche ne hanno colonizzato l’immaginario collettivo3. Il risultato è la quasi scomparsa della mitopoietica dal fumetto, del domandarsi il senso del fumetto di ieri, oggi e domani, quale sia il ruolo culturale, i segni, le immagini e la semiotica visiva, la/le forma particolare del linguaggio espressa in tante pubblicazioni e nel prossimo futuro.
Un avvenire, oltre che il futuro, a quanto sembra denso di ombre, di un «comunicare senza discrimine» quando in realtà il linguaggio è un qualcosa di molto diverso dalla tipologia di comunicazione moderna (1890-1957), formatasi nell’era postindustriale. Una modalità di comunicazione sorta nel baccano delle macchine e sviluppatasi in seguito ad un nuovo «Sistema» delle informazioni, della «coazione a produrre che si esprime come coazione a comunicare»4. La crème de la crème del “fumetto” è noncurante dell’esistenza del legame che intercorre tra le parole e la funzione semantica di indicare un qualcosa, che corrisponde non ad altra designazione che non sia quella. Quando il nome o la cosa corretti coincidono. Quando un nome o una cosa scritti o pronunciati in maniera non corretta, non possono corrispondere alla stessa cosa ma ad un’altra (CLAP, CLAP, CLAP !!!). Per essere più chiari, se una comunità di soggetti è d’accordo con una denominazione “y”, questo vale per una pluralità di soggetti, ovvero, di una partecipe e corale pluralità di soggetti che hanno una comune idea di “y”. Questo è un discorso che non riguarda solo l’ambito del fumetto… coloro che assecondano la bontà del linguaggio inclusivo, in quella che reputano essere una nuova frontiera, Aristotele è un emerito sconosciuto.
Come lo è il legame inscindibile tra la riflessione del linguaggio ed il senso ontologico. E lo sono anche le strutture di realtà, del linguaggio e del pensiero che si riflettono vicendevolmente l’una nell’altra, creando quel rapporto di isomorfismo che scaturisce da due o più cose analoghe, cristallizzatesi in una struttura che include la sfera ontologica della realtà, del linguaggio e del pensiero5. Lo stesso ragionamento vale per gli stoici che non la pensavano diversamente da Platone e Aristotele? Ci mancherebbe altro! Vedasi la teoria λεκτόν (il significato) delle parole e dei termini designati, il cui corrispettivo non deve essere cercato nelle “cose” bensì nel significato attribuito alle “cose”, caduta completamente nel dimenticatoio.
Ma chi ha letto un solo fumetto nella sua vita, avrà certo fatto caso alle differenti personalità ben strutturate dei soggetti, del diverso tipo di linguaggio verbale e non verbale, proprio di una data cultura, provenienza e quant’altro. Il voler livellare ad un unico linguaggio i personaggi, quando già le specificità delle culture e delle lingue debbano forzatamente reinventarsi una nuova lingua ogni volta che si voglia tradurre dall’una all’altra, rimane un mistero inestricabile. Questa sì che è una imposizione che non risparmia neppure l’arte “tradotta” da più culture ad altre, adatta alla bisogna per far perdere inevitabilmente lo smalto della prima “idea” dell’artista.
Il fumetto è costruito da immagini, parole e il linguaggio è quello della lingua, italiana, francese, tedesca, spagnola, etc. Quando questi segni sono di natura visiva, abbiamo a che fare con altre tipologie di linguaggi. I quali, comportano il riconoscimento dei codici delle immagini per far sì che il fumetto possa essere compreso pienamente. Dentro il ballon (il fumetto), i personaggi ripongono le loro parole dette e pensate. La coda è rivolta verso il personaggio e più code indicano la presenza di più personaggi che parlano contemporaneamente. Trattasi della interdipendenza tra il codice iconico, ossia l’immagine, e il codice verbale che in altre parole, corrisponde alla componente linguistica. Proprio quella che non manca all’albo “Danteall’inferno a fumetti” dell’ottimo Enzo Marciante6e invece parecchio a “La luna e i falò”, tratto dall’omonimo romanzo di Cesare Pavesi7.
Un fumetto da cui trapela una faziosità dottrinale e intellettuale, dove il flusso orale e la percezione visiva dei frangenti comunicativi e del linguaggio utilizzati, dovrebbero svolgere la loro funzione, della comunicazione umana: l’elemento verbale, l’elemento orale e la percezione visiva della situazione comunicativa che coesistono in un rapporto sinergico della suddivisione di funzioni, in cui le immagini sono polisemiche, come può esserlo l’elemento verbale. Il fumetto è l’insieme dei tre linguaggi ed il lettering, ad integrazione di un’immagine, di un disegno o di una serie di disegni non è necessariamente parte di un linguaggio prettamente reclamistico o tendenzioso. Per quanto riguarda il lettering nell’ipotesi meno favorevole, come estrema “concessione”, ciò avviene con un significato di derivazione anglosassone. Eppure, l’accezione del termine più vicina all’Italiano è “calligrafia”, dal greco καλλιγραϕία, composto di καλός (calòs), «bello» e γραϕία (graphìa), «grafia, scrittura». Per farla breve, di certo non sono altre…
Concludendo questa piccola ricognizione nel mondo delle nuvole parlanti, i lettori sanno che il fumetto è anche esistenziale e può rappresentare il territorio di una piccola comunità agricola o cittadina, di uno stato o di un piccolo paese sperduto nelle Alpi Lombarde o nel centro della Sardegna. Ma può anche raffigurare i tratti fondamentali di queste comunità e dei personaggi, l’indole, il modo di pensare, i caratteri generali e quelli peculiari, senza scadere in un esistenzialismo sistematico e astratto. In fin dei conti, nell’immaginario americano, l’eroe non è colui che difende la casa ma colui che tenta di conquistarne altre, moraleggiando sulle sue precedenti conquiste. Il mito della prateria, delle terre sconfinate di cui tutti possono disporre, sottraendole ai legittimi abitanti è il mito di colui che antepone il proprio successo personale a quello della comunità. Ecco, più o meno è quello che succede, con le dovute distinzioni del caso, ai “paladini” del linguaggio inclusivo.
L’habitat linguistico del fumetto, i fondamenti di una lingua in un contesto foriero di idee e dall’espressività di più messaggi, rischia di perdere i suoi contenuti accessibili. A prendere il sopravvento sono i contenuti artificiali, la scomposizione della struttura della lingua, la piattezza dell’identico, la scomparsa di un linguaggio parlato così com’è. Rimpiazzato, da un disastro pieno di esitazioni e modi di dire, conformi agli standard individuali della personalizzazione, alle specifiche esigenze dei fruitori o di coloro che ne riflettono i gusti, il pensiero e le attitudini. Il fumetto è in pericolo. Chiaro è che non lo salveremo certo facendo spallucce ad ogni bizza proveniente da questa concezione accentratrice e di freddi opportunisti.
Note:
1 Articolo a cura di Gaetano Vitulano, Alta Repubblica: dal prossimo numero a fumetti sarà presente il linguaggio inclusivo! 25/4/2021, pubblicato sul sito https://insolenzadir2d2.it/.
2 L’albo n. 66 di Dylan Dog, edito da Bonelli Editore, intitolato Partita con la morte, ispirato al film Il settimo sigillo di Bergman. L’albo n.121 di Dylan Dog, edito da Bonelli Editore, intitolato Finché morte non vi separi è la storia d’amore e la discesa nel baratro dell’alcol e del conflitto anglo-irlandese di metà anni ’90.
3 Cfr. Serge Latouche, Come sopravvivere allo sviluppo. Dalla decolonizzazione dell’immaginario economico alla costruzione di una società alternativa, traduzione a cura di Fabrizio Grillenzoni, Bollati Boringhieri, Torino 2005.
4 Byung-Chul Han, La scomparsa dei riti. Una topologia del presente, cit., p.25.
5 Cfr. Tullio De Mauro, Introduzione alla semantica, Edizioni Laterza, Collana Biblioteca universale, Bari 1998, p. 7. Isomorfismo, «dal greco ἴσος, isos, che significa uguale, e μορφή, morphé, che significa forma».
6 Cfr. Danteall’inferno a fumetti, a cura di Enzo Marciante, Coedit Edizioni, Genova 2020. La discesa negli inferi di Dante che dialoga con i celebri dannati tra i quali Francesca da Rimini che narra il suo amore eterno per Paolo; con Ulisse dall’intatto sapere e dall’immensa conoscenza; con il Conte Ugolino che esprime il suo disprezzo per l’Arcivescovo Ruggieri, etc. Manca indubbiamente una disamina sulla Firenze dell’epoca, la culla del sistema economico/finanziario/bancario e sul passaggio di testimone a Londra. Non vi è in questo fumetto nessun accenno a quelle venature della politica di Dante, della storia medicea e degli intrighi di palazzo.
7 La luna e i falò, a cura di Marino Magliani e Marco d’Aponte, Tunué – Editori dell’immaginario, Collana Prospero’s books, Latina 2021.