Cento anni fa (22 agosto 1922), Michael Collins, eroe della Guerra d’indipendenza irlandese a soli 31 anni, cadeva ucciso in un’imboscata. L’evento, avvenuto quasi per disgrazia, in un luogo isolato, destò grande scalpore tra la popolazione irlandese, che affollò i suoi funerali, ma nessuna inchiesta fu mai condotta per appurare le circostanze, assai poco chiare della sua morte.
Ripercorriamo quindi la storia personale di Michael Collins, dalla sua infanzia e adolescenza fino all’adesione, in giovane età, alla Irish Republican Brotherhood e alla sua partecipazione alla Rivolta di Pasqua del 1916. Dopo il carcere, tornò in Patria e si impegnò nel Sinn Féin, fino alla vittoria alle elezioni e alla dichiarazione di indipendenza.
Fu durante la Guerra d’indipendenza che si distinse come Ministro delle Finanze della giovane Repubblica e, al contempo, come organizzatore e capo dei servizi d’intelligenza dell’Irish Republican Army. Furono le sue operazioni a infliggere gravi danni ai britannici costringendoli a trattare la pace. Si prese la responsabilità di negoziare e firmare il Trattato Anglo-Irlandese che sanciva la divisione dell’isola in due Stati e la concessione solo parziale dell’indipendenza, come Dominion soggetto alla Corona britannica (lo Stato libero d’Irlanda).
Di conseguenza, il movimento nazionalista irlandese si spaccò tra sostenitori e oppositori del Trattato, dando luogo ad una violenta guerra civile. Collins, difensore del Trattato come male minore, dopo aver fatto il possibile per scongiurare lo scontro, si adoperò il più possibile per trovare una soluzione pacifica, finché una sera d’estate, una pallottola pose fine alla sua giovane e intensa vita di rivoluzionario e patriota.