«L’intervista del filosofo francese a Elements sul suo nuovo imperdibile libro tra Benn e Jünger».
Ecco uno dei libri più belli di Alain de Benoist, ed uno dei più sconvolgenti. Mai aveva detto così tanto di sé, mai si era confidato tanto, mai aveva messo tanto a nudo la sua anima. Proprio come è in se stesso. L’Exil intérieur: il titolo dà il tono. Impossibile non pensare all’“esilio interiore” degli immensi Gottfried Benn e Ernst Jünger.
Certo, i contesti storici sono diversi, ma lo stato d’animo no. In Memoria viva (oggi ripubblicato) Alain de Benoist ci aveva consegnato la sua autobiografia intellettuale. In L’Exil intérieur, sono il suo testamento spirituale e i chiaroscuri della sua anima ad essere sottoposti al lettore. Tanti pensieri per sé e manuali da tenere a portata di mano, come dicevano gli antichi, da Marco Aurelio a Epitteto – la sua famiglia. Nel gioco delle domande e delle risposte, lo abbiamo messo di fronte a un tipo particolare di “interrogatorio”, non un “Mi piace, non mi piace”, ma un “O l’uno o l’altro”. Un esercizio difficile per lui, perché è sempre su due piani, come la sua divinità feticcio, Giano bifronte. Allora, Alain de Benoist, chi sei? Per chi volesse incontrarlo, appuntamento a giovedì 22 settembre, alle 18, alla Nouvelle Librairie.
ÉLÉMENTS: Lei è più romantico o classico?
ALAIN de BENOIST: “Romantico di cuore, classico per quanto riguarda la ragione”.
Più Friedrich Nietzsche o Martin Heidegger?
“Nietzsche mi ha permesso di andare molto lontano nella giusta direzione, Heidegger di andare ancora più lontano”.
Più l’amicizia o l’amore?
“L’amicizia si basa sulla durata, l’amore sull’intensità. Le due cose raramente vanno di pari passo. Si tratta quindi di due pianeti diversi. Bisogna saper abitare l’uno e l’altro”.
È incline più all’antichità o alla modernità?
“Secondo lei?”.
Più spirito francese o anima tedesca?
“Entrambi, signor generale”.
Più Henry de Montherlant o Louis-Ferdinand Céline?
“Dipende dal mio umore del momento”.
Più Marx o Proudhon?
“Marx è quello che ha visto il capitalismo più chiaramente. Ma sul piano politico, era piuttosto Proudhon ad avere ragione”.
Più Péguy o Bernanos?
“Pénos o Bernaguy: li leggo in continuità tra loro”.
Più il rosso o il nero?
“Rosso: la porpora imperiale, la bandiera della Comune”.
Più l’acqua o il fuoco?
“Il fuoco purifica, l’acqua mi angoscia”.
Più il sì o il no?
“No a tutto ciò che non merita che gli si dica sì. Quindi, soprattutto no”.
Più il Nord o il Sud?
“I due poli del mio universo interiore”.
Più lo spazio o il tempo?
“Il tempo non esiste. Ci sono solo spazi di tempo”.
Più l’abito o l’eleganza?
“Prima l’abbigliamento. L’eleganza quando si riferisce al modo di essere”.
Più volitivo o malinconico?
“È l’accidia a danneggiare la volontà, non la malinconia, che può esserne una potente molla”.
Più ieri o oggi?
“Domani”.
Più frammenti o lunghi trattati?
“Lo yin e lo yang. Entrambi sono indispensabili per me”.
Più i gatti o i cani?
“Mi piacciono i cani, venero i gatti”.
Più il cinema o il teatro?
“Al cinema, sono nel film. A teatro, rimango in sala”.
Più orale o scritto?
“Scritto, naturalmente. L’orale mi annoia – e le parole volano via”.
Più il linguaggio o la musica?
“La musica è un linguaggio, il linguaggio può essere una musica (e anche una “petite musique”)”.
(21 settembre 2022)
(https://www.revue-elements.com/inedit-lexil-dalain-de-benoist-vu-de-linterieur/, www.barbadillo.it, “Alain de Benoist e il suo “esilio interiore”, 08/10/2022)