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Presentazione di «Ordine multipolare. Geopolitica e cultura dell crisi»

Sabato 16 novembre 2024, alle ore 16.45, presso lo Spazio Ritter di Milano, il G.R.E.C.E. Italia presenta “Ordine multipolare. Geopolitica e cultura della crisi”, l’ultimo saggio a cura del G.R.E.C.E., edito da Diana Edizioni.

Intervengono: 

Eduardo Zarelli

G.R.E.C.E. Italia

Giovanni Sessa

Saggista

Modera: 

Francesco Marotta

G.R.E.C.E. Italia

Sabato 16 novembre 2024

Ore 16.45

Presso lo Spazio Ritter

Via Achille Maiocchi 28, Milano

Informazioni: 

grece@grece-it.com

«Se la dissoluzione dell’Unione Sovietica ha segnato la fine del mondo bipolare, i tragici conflitti in corso e la irreversibile crisi degli equilibri geopolitici declinati dalla globalizzazione liberista segnano la fine del mondo unipolare a guida statunitense. Emerge un nuovo mondo multipolare che sancisce tra l’altro il venir meno dell’illusoria «fine della storia» in un persuasivo mercato autoregolato «fuori dalla storia.Gli autori di quest’opera collettanea analizzano aspetti geopolitici, economici e culturali relativi alle diverse regioni e zone di influenza a stormo sull’intero planisfero: Russia, Stati Uniti, Cina, Africa, Medio Oriente, Europa.»

AA. VV. Si confrontano in questo volume analisti geopolitici, saggisti, filosofi, storici, politologi ed economisti di diversa formazione e provenienza: Salvo Ardizzone, Filippo Bovo, Hervé Coutau-Bégarie, Alain de Benoist, Giacomo Gabellini, Augusto Grandi, Daniele Lazzeri, Michel Marmin, Francesco Marotta, Alessandro Michelucci, Pietro Missiaggia, Didier Patte, Daniele Perra, Emanuel Pietrobon, Gabriella Slomp, Michel Thibault, Stefano Vernole, Andrea Virga, Giorgio Vitangeli, Eduardo Zarelli, Andrea Zhok.

«Viviamo un nuovo momento storico destinato a determinare nel breve termine il futuro dell’umanità. Molte persone non se ne rendono conto perché sono sottoposte al costante bombardamento di una propaganda occidentale quasi senza precedenti, ma i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Il mondo sta cambiando, che lo vogliamo o no, e non abbiamo ancora finito di vederne le conseguenze».

Alain de Benoist

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