È disponibile il volume “Politica, metapolitica, antipolitica” dedicato al pensiero di Alain de Benoist con interventi di Lorenzo Borrè, Lorenzo Cafarchio, Francesco Paolo Capone, Andrea Cascioli, Gennaro Malgieri, Francesco Marotta, Giuseppe del Ninno, Michel Onfray, Andrea Scarabelli, Stenio Solinas, Andrea Virga, Eduardo Zarelli e una intervista inedita al pensatore condotta da Ada Fichera, che ha curato l’intero di questa pubblicazione.
Se non si vuole rinunciare a pensare, bisogna accettare la solitudine. Così scriveva Simone Weil e aggiungeva che il possibile soprappiù a tale condizione resta nella speranza di incontrare chi si ostini a riflettere nonostante tutto, perché il regime totalizzante in atto fa del suo meglio per inibire e finanche azzerare tali incontri. Al cospetto di Alain de Benoist, chiunque lo abbia incontrato con onestà intellettuale, magari nobiltà ideale, non potrà che riconoscerli tale qualità, di cristallina indipendenza concettuale unita alla vocativa empatia comunitaria, partecipe di uno scopo filosofico, ancor prima che pratico, quindi ideologico o politico, fazioso e di parte. Là dove non vi è distinzione tra filosofo e filosofia è richiesta la radicale incarnazione del logos ed è ciò che è realmente trasgressivo, scandaloso e inedito all’oggi. Lo è anche perché il discorso del potere odierno ha una direzione diametralmente opposta, decostruendo il reale, nelle opprimenti condizioni di vita e pensiero unico che zavorrano il nostro tempo, le persone non domandano lucidità e dominio su di sé, ma di incrementare una rassicurante dipendenza all’omologazione; in tal senso, ogni singola argomentazione prodotta da Alain de Benoist in un arco di tempo che lo rende uno dei più rilevanti pensatori della contemporaneità, ha espresso in controtendenza una tensione disinteressata al libero confronto delle idee e – per coloro che si riconoscono in tale portato – un debito di riconoscenza, stima e amicizia prive di condizionalità.